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Non possiamo bagnarci due volte nello stesso fiume.

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Eh sì! Sembra proprio essere questo il nocciolo della questione, il fulcro dell’intera faccenda della sofferenza e dell’attaccamento.

Imparare a riconoscere il continuo fluire e divenire delle cose…. consentire alle cose di evolvere secondo una legge universale e un disegno cosmico che ci è sconosciuto. Ammettere che esiste l’in-conosciuto e vivere il mistero. Consentire alle cose, in particolar modo, quelle che ci portano piacere, di terminare secondo il naturale movimento della vita.

Serve un po’ di disciplina. Disciplina nell’osservare.

Persone, situazioni, occasioni, relazioni e “sfortune” accadono nella nostra vita. Arrivano per un motivo, sono certa, portano messaggi, riflessi di un “me” del quale è tempo che diventi consapevole, aperture… come fossero indicatori stradali nel sentiero evolutivo.

Ma il nostro ruolo è tutt’altro che passivo, è necessario volgere un’attenzione deliberata all’interno, ascoltarsi, e restare nell’apertura del lasciare andare: quando l’esperienza si compie è tempo di essere grati e lasciar andare. Spesso questo non viene fatto, e restiamo nella stagnazione di una certezza apparente e forzata; una relazione, un lavoro, situazioni sociali che non ci corrispondono più, nel quale più non sentiamo lo scintillante anelito della vita che realizza se stessa, impavida e inarrestabile. Restiamo nella certezza di ciò che conosciamo, resistendo alla natura intima di tutte le cose, mentre le acque del fiume non attendono, il fiume scorre ed è sempre lo stesso, ma le acque dove potrei bagnarmi ora, non scorreranno due volte.  Panta Rei. (*)

Si chiama RESISTENZA AL CAMBIAMENTO, ed è la causa della sofferenza. Nella “terapia”, 3 i rimedi da assumere, senza posologia, al bisogno, e sono:

  • Lasciar andare.
  • Non respingere.
  • Non trattenere.

Lo so, è difficilissimo! Lo so. Ci vuole allenamento… ma si può fare,  rimanendo freschi e senza imbruttirsi in un cinismo difensivo.

Questo non vuol dire smettere di agire, e diventare inattivi e passivi, senti invece quando il tuo agire è allineato, dalla testa, al cuore, alla pancia, al corpo…. e se senti che qualcosa non è accordato: fermati. Fermati e chiediti: sto trattenendo? Respingo qualcosa? Sto lasciando andare? Sono autentico/a?

E quando divieni consapevole di qualcosa, prova ad agire secondo la tua nuova consapevolezza.

Se “non possiamo bagnarci due volte nello stesso fiume” è perché ogni cosa muta in continuazione (panta rei). Tutto ciò che esiste è dunque soggetto alla legge del divenire e della trasformazione, pur nel suo tendere costantemente all’armonia ed alla “ricongiungimento degli opposti”.

L’invito a vivere il qui e ora si traduce proprio così: onora lo scorrere del fiume e ascoltati.

Iris Gioia Deva Rajani

 

(*) Panta Rei, Traslitt. della locuz. gr. di πάντα ῥεῖ «tutto scorre». Proposizione con cui gli eraclitei esprimono l’eterno divenire della realtà, paragonando quest’ultima a un fiume che solo apparentemente rimane uno e identico, ma che in effetti continuamente si rinnova e si trasforma, sicché non è dato tuffarsi in esso più di una volta, perché la seconda volta – a rigore – non è lo stesso fiume della prima. (dal Web)

 

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